Leadership al Femminile

 

L’Onu ci ha definito nel 2007 il paese con la peggiore cultura sessista e disparità salariali. Dall’Unione Europea ci dicono che siamo al penultimo posto nell’Europa a 25, superando solo Malta. La percentuale di donne al potere in aziende italiane è bassissima, ai vertici la media è del 5%, mantenendo in vita la leggenda del “soffitto di cristallo” che le donne non riescono a superare. I dati Istat purtroppo parlano chiaro: nel 2006 in Italia 7 milioni di donne in età lavorativa erano fuori dal mercato del lavoro rappresentando una parte importante della società produttiva, nonostante il tasso di scolarizzazione più avanzato.

Esistono problemi strutturali esterni legati ai meccanismi di sviluppo e di carriera che vanno affrontati a livello sociale nell’ambito delle pari opportunità. Sussistono però molte cause interne che potrebbero essere rimosse dalle donne stesse, se opportunamente supportate. Secondo Cristina Bombelli, esperta della materia, spesso le donne mancano di alcune competenze chiave per fare carriera: autostima, capacità di separare l’aspetto relazionale da quello contenutistico, assertività, volontà e capacità di negoziare, capacità di leadership.

La causa prima potrebbe essere un’eccessiva specializzazione, di origine culturale, nella cura e nella relazione, accompagnata da una mancata abitudine a esercitare queste capacità. Le donne, tendono a far dipendere l’immagine di se stesse dalle opinioni che gli altri hanno di loro, minando in questo modo la loro capacità di esercitare la leadership.

Le donne chiedono e negoziano poco rispetto ai loro desideri e bisogni. Questo può essere ricondotto ad alcune scelte potenzialmente limitanti:

  • La naturale empatia delle donne le porta a mettersi molto nei panni degli altri perdendo spesso di vista le proprie esigenze e dando la priorità a quelle degli altri
  • Volendo evitare il conflitto per preservare la relazione, si rischia meno nella negoziazione partendo prevenute, talvolta rinunciando a proporre le proprie istanze per evitare obiezioni o rifiuti
  • Spesso le donne sottovalutano il loro valore perché danno per scontate molte qualità e capacità di realizzare progetti. Questo le porta a non valorizzarsi nè rendersi visibili in modo che il loro contributo venga riconosciuto e premiato
  • In una società dove le donne tradizionalmente si occupavano di prendersi cura di chi aveva bisogno, è facile che la motivazione principale non sia legata al denaro ma ad altre leve, come essere apprezzate dagli altri. Questo può portare a mettere in secondo piano l’aspetto economico-finanziario, che però ha una forte valenza di potere al quale inconsapevolmente si rinuncia
  • Le donne tendono a farsi troppo carico dei problemi degli altri, coprendo talvolta inefficienze e mancanze da parte di colleghi e collaboratori con quella che viene chiamata “sindrome della crocerossina”. Se un giusto senso di solidarietà e lavoro di gruppo aiuta tutta l’organizzazione, uscire dal proprio ruolo e prendersi ulteriore responsabilità diventa controproducente, soprattutto per la donna che si espone rischiando la propria reputazione.

In tutti questi aspetti, e molti altri che creano un’efficace leadership al femminile, il coaching puo’ avere un ruolo centrale trasformando credenze e comportamenti limitanti in capacità di successo.

Se è vero che il lavoro al femminile non riesce a prescindere dal cuore, ovvero dalla dimensione della relazione insita in ogni lavoro, la chiave potrebbe essere di riuscire a trasformare questa apparente debolezza in punto centrale di forza. Il coaching può aiutare lo sviluppo di una leadership al femminile forte, senza incorrere nell’emulazione del modello tradizionale maschile.